Dott.ssa GIULIA CAUSA Psicologa e psicoterapeuta a Treviso
Dott.ssa GIULIA CAUSA Psicologa e psicoterapeuta a Treviso

La fobia: quando il mostro è dentro di noi.

 

L’etimologia della parola fobia deriva dal greco phóbos e significa paura ed indica un disturbo che rientra tra quelli d’ansia.

La fobia è una paura irrazionale molto intensa e persistente che viene provata verso qualcosa che non rappresenta un reale pericolo per la persona ma che viene percepito come una grave minaccia e fuori dal proprio controllo.

Lo stato d’ansia che deriva dal presentarsi della situazione fobica è non controllabile dalla persona che spesso sa, razionalmente, che non c’è nessun pericolo reale ma tuttavia non riesce a gestire le emozioni che ne derivano e mette in atto strategie di evitamento.

A livello sintomatologico la fobia si manifesta con i classici sintomi dell’attacco di ansia e/o di panico: tachicardia, senso di soffocamento o di respiro affannato, tremore, sudorazione, vertigini, sintomi gastrici ed intestinali. Spesso questi sintomi si manifestano anche al solo pensiero di entrare in contatto con l’oggetto della fobia, per poi ovviamente aumentare di intensità quando la persona si trova realmente nella situazione fobica. Una volta allontanata la situazione fobica la persona sperimenta spesso rimurginii ed una sensazione di forte spossatezza.

 

Freud fu il primo, nel 1894, a parlare di fobie, facendo una distinzione tra le normali paure (della morte, del buio, delle malattie) e le fobie intese come sintomo.

Ci sono fobie che possono essere transitorie, ad esempio durante l’infanzia o in alcuni momenti di particolare fragilità o stress, oppure croniche e possono essere più o meno invalidanti per la vita di una persona, a seconda delle restrizioni che impongono per evitare l’oggetto fobico.

Alla base della fobia, secondo la teoria freudiana, c’è una forte angoscia interna che viene canalizzata e spostata su un oggetto esterno, nel vano tentativo di controllarla. Tanto più l’oggetto fobico è di uso quotidiano, tanto più la fobia sarà invalidante per la vita della persona, riducendone la libertà. Ad esempio, se ho la fobia degli elefanti ma vivo in Italia, questa non condizionerà la mia vita perché semplicemente eviterò di andare a fare un viaggio safari nel parchi del Kenya. Ma se ho la fobia degli ascensori e vivo al quindicesimo piano di un grattacielo di New York, questa sarà una grande limitazione perché spesso preferirò non uscire per non dover salire in ascensore.

La fobia, per la psicoanalisi, servirebbe dunque a proteggere l’individuo da una angoscia interna che viene allontanata spostandola su un qualcosa di esterno, non necessariamente collegato in maniera evidente: è una sorta di barriera psichica atta a fare da argine all’angoscia.

Secondo Freud, dal punto di vista terapeutico è inutile o addirittura pericoloso cercare di convincere una persona ad eliminare la propria fobia senza prima conoscerne il significato inconscio: avendo spostato su un oggetto esterno una angoscia interna, se la rimuoviamo prima di aver fortificato le difese della persona la lasciamo senza una barriera psichica e si ritroverebbe in balia dell’angoscia e del panico.

 

Le fobie possono essere di vario genere, vediamone alcune delle più diffuse:

 

-agorafobia (paura di trovarsi senza via di uscita o senza aiuto in spazi aperti)

-acrofobia (paura delle altezze e dei luoghi elevati)

-aracnofobia (paura dei ragni)

-aerofobia (paura di volare in aereo)

-belonefobia (paura degli aghi, che può portare a non sottoporsi alle visite mediche ed esami di routine, con conseguenze spesso anche gravi sulla salute)

-claustrofobia (paura degli spazi ristretti, della mancanza di aria in mezzo alla gente e del conseguente soffocamento)

-emetofobia (paura del vomito, proprio o altrui)

-emofobia (paura del sangue, sia proprio che altrui)

-misofobia (paura dei germi. Spesso da questa fobia si sviluppa una vera ossessione per la pulizia, tanto da sfociare in un disturbo ossessivo compulsivo)

-monofobia (paura della solitudine)

-odontofobia (paura del dentista, con conseguenze spesso gravi per la salute)

-ofidiofobia (paura dei rettili —> serpenti)

-tripofobia (paura dei buchi, specie se con pattern regolari e ripetuti, ad esempio quelli di un alveare o di una spugna da bagno).

 

Non esiste un significato univoco delle fobie. Spesso le persone credono, ad esempio, che avere paura dei ragni significhi avere un conflitto con la mamma, paura dei serpenti una problematica sessuale, e via dicendo. Ma non è così, alla base di ogni fobia c’è un’angoscia che va compresa ed affrontata in terapia; solo così la fobia non avrà più bisogno di esistere e si eliminerà da sola.

Il supporto farmacologico spesso viene associato alla psicoterapia nella cura delle fobie, specie se si tratta di fobie invalidanti per la vita delle persone. I farmaci utilizzati sono gli stessi usati per il trattamento dell’ansia, quindi ansiolitici e inibitori della ricaptazione della serotonina.

 

Socialmente la paura viene associata alla fragilità e dunque spesso le persone si vergognano a condividere con gli altri le proprie difficoltà, inventando scuse per evitare la situazione temuta o facendosi violenza per fingere che vada tutto bene, con un dispendio di energie immenso. Ma la paura, come tutte le altre emozioni, è un qualcosa di normale che proviamo tutti, solo che nella fobia è più forte ed irrazionale. Condividendo con gli altri le proprie paure si può scoprire di essere meno soli perché spesso sono paure condivise ma taciute. La psicoterapia resta comunque sempre la strada migliore per andare all’origine del problema ed affrontarlo per risolverlo in maniera definitiva.

 

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