Dal punto di vista clinico l’anoressia è un disturbo del comportamento alimentare che comporta un rifiuto ad alimentarsi. Lo scopo del comportamento è quello di mantenere un rigido controllo sul peso corporeo per evitare di ingrassare, come parte di un bisogno totalizzante di controllare il corpo e le sue funzioni. Si associa ad una distorsione dell’immagine corporea (dismorfofobia), per cui viene negata la grave condizione oggettiva di deperimento fisico. Vengono negati stimoli fisiologici quali la fame o la stanchezza correlata all’eccessiva attività fisica, mesa in atto ossessivamente per mantenere il peso sotto controllo.
Spesso, in situazioni estreme, ci possono essere conseguenze permanenti sul piano corporeo, fino ad arrivare alla morte.
Negli anni si sono alternate visioni differenti sulla genesi del disturbo ma, la sua abituale insorgenza in adolescenza, fa pensare che si possa definire come la difesa da un crollo evolutivo: tutti i comportamenti che permettono un controllo della realtà e del corpo hanno l’effetto di tenere a bada il conflitto nel mondo interno e in quello esterno, particolarmente intenso durante il periodo adolescenziale.
L’anoressia non è una patologia esclusivamente interna, intrapsichica, ma è un luogo d’incontro di problematiche intrapsichiche, relazionali e sociali.
A livello di mondo interno, la ragazza anoressica è impegnata del cosiddetto “secondo processo di separazione-individuazione”: sembra ci sia un conflitto con il modello femminile, soprattutto quello materno, nel tentativo di separarsi da lei, in contrapposizione al desiderio di una fusione totale.
Il conflitto si esprime nel terreno del corpo, che viene attaccato nelle sue forme femminili e nelle sue funzioni procreative: potrebbe essere che l’associazione mentale che fa la ragazza sia che il diventare adulta equivalga a diventare la madre. Avere dunque un corpo diverso da quello materno è il modo per non realizzare questo temuto passaggio.
In adolescenza è difficile tradurre i conflitti in parole ed è più frequente e facile metterli in atto, attaccando il corpo sessuato, in questo caso.
Lo scopo della ragazza anoressica è di perdere, o di non acquisire mai le caratteristiche femminili naturali in un processo di sviluppo per mantenere invece un corpo infantile, espressione e testimone di un conflitto tra il desiderio di separazione dalla madre e di unione con lei, in un’infanzia senza fine.
Il nucleo del problema è il conflitto tra l’estremo bisogno di vicinanza, di fusione, e la paura di essere intrusi e occupati dall’altro che caratterizza ognuno di noi ma che certo è esasperato al massimo in adolescenza diventando esplosivo.
L’anoressia, più di molte altre “patologie mentali”, è in primis una patologia familiare. Per aiutare una persona che soffre di disturbi del comportamento alimentare è necessario aiutare l’intero nucleo familiare, dando rilievo soprattutto alla figura paterna, spesso sullo sfondo, per inserire un terzo nella relazione madre-figlia e per far riprendere il processo di crescita, momentaneamente bloccato.
Mi sono concentrata in queste poche righe soprattutto sull’anoressia con esordio durante l’adolescenza e nelle ragazze, ma sempre più spesso si assiste ad un esordio già nell’infanzia o invece in età adulta, con un pericoloso aumento dei soggetti maschili che ne soffrono.