Il disturbo bipolare, chiamato anche sindrome maniaco-depressiva, è una patologia caratterizzata da un’alternanza, spesso molto brusca, di periodi di grande eccitazione ed iperattività (fase maniacale) e periodi di depressone. Durante la fase maniacale la persona prova un forte senso di onnipotenza e grandiosità, tanto da rischiare di mettersi in pericolo per la mancata percezione del rischio e il senso di invincibilità che sente. Non sono note le cause precise del disturbo, anche se si è notata una certa predisposizione familiare alla patologia.
La cura prevede la somministrazione di farmaci ma si è visto che affiancare alla terapia farmacologica una terapia psicoterapica può portare alla “guarigione”. Secondo il pensiero della psicoanalisi, e di Melanie Klein in particolare, la depressione è la risposta alla perdita di un oggetto, reale o immaginario, che è stato introiettato dal paziente. La persona lamenta la perdita e si incolpa. La fase maniacale è un tentativo di compensazione antidepressivo che viene messo in atto per negare la perdita e la colpa che vive. Sempre seguendo il pensiero di Melanie Klein il fatto che si alternino questi due stati, maniacale e depressivo, è dovuto all’impossibilità della persona di accettare che dentro di sé possono coesistere parti buone e parti cattive e dunque “decide” di vedersi o solo come buono (maniacale) o solo come cattivo (depressione). Riuscire ad integrare, attraverso la terapia, queste due parti è la condizione per il superamento del disturbo: accettare che possono coesistere aspetti positivi e aspetti negativi, guardarli da vicino ed accettarli come parte costitutiva di sé è la via per la “guarigione”.